Pasolini definì le Istituzioni “commoventi” e “misteriose”.
Come è stato in seguito affermato le Istituzioni lo sono davvero perché rendono possibile in concreto la vita sociale e lasciano intravedere una ipotesi di comunità fraterna più giusta e generativa.
Quando nella pratica clinica ci imbattiamo in una donna o in un uomo “delle Istituzioni” noi teniamo presente questo sostrato etico esistenziale comune, quale che sia l’Istituzione e quale che sia il peso organizzativo del ruolo ricoperto al suo interno dalla persona che ci troviamo di fronte.
Da questo punto di vista l’infermiere e il presidente di sezione del tribunale sono qualitativamente assimilabili – sia pure nelle loro differenze individuali.
Tra le Istituzioni noi consideriamo anche quelle in cui si riuniscono artisti e maestranze del mondo della cultura e dello spettacolo.
Spesso le crisi personali di chi appartiene alle Istituzioni sono di natura analoga alla crisi che stanno attraversando le Istituzioni stesse o almeno ne condividono i tempi, talora ne rappresentano una sorta di “contrappasso”.
Sovviene il caso di alti ufficiali dell’esercito, magistrati o politici alle prese con la ribellione, gli abusi e i comportamenti devianti dei loro figli.
La crisi delle Istituzioni è la crisi del “paterno” nell’epoca post-edipica in cui la figura del padre appare deprivata di autorevolezza simbolica.
Ma se i padri “adultescenti” non incarnano più “il Nome del padre” esso può dimorare e sopravvivere nella vita “commovente e misteriosa” delle istituzioni intese, nel loro insieme, come strumenti del “potere” usato non per opprimere ma per servire gli altri.

Si può morire e vivere per una istituzione; si può giocare tutto se stesso per un’istituzione.
Su questo “fondo tematico” si svolgono le vicende di molte persone ed è anzi probabile che il disagio affligga le anime d quelli che condividono questa “appartenenza appassionata” più che di quelli che non la condividono vivendo l’istituzione – e il loro ruolo in essa – come “occhio cattivo”, “prepotenza” spavalda “sicurezza” per non cambiare il mondo e quindi se stessi.
Come esempio dei primi si pensi alla figura di Aldo Moro nei film che si ispirano alla sua vicenda; come esempio dei secondi si pensi alla figura del “Dottore” nell’ Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri.
Anche in questo ambito cerchiamo di ancorare costantemente l’assetto operativo ai nostri presupposti analitici nello sforzo di affrontare le problematiche individuali a 360 gradi e in profondità mirando a risultati trasformativi e quindi non effimeri.
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