GENITORIALE

I genitori sono messi a dura prova dal comportamento di un figlio o di una figlia adolescenti; talvolta si ritrovano alle prese con quadri “rari” e incomprensibili come l’hikikomori ovvero - in quanto affidatari - con la crisi di rigetto del figlio adottivo tanto desiderato.
Essi sperimentano livelli elevatissimi di ansia ben consapevoli che la crepa manifestatasi nel rapporto con i figli tende velocemente a propagarsi all’intero edificio familiare anche perché, spesso, quella crepa lascia intravedere - dietro al problema del figlio - il logoramento e la crisi del loro rapporto.
I tradizionali modelli sociali di riferimento per l’esercizio della genitorialità non sono più utilizzabili.
I ruoli sono in crisi.
Quello paterno, in quanto custode della regola e di limiti, è oggetto di contestazione e delegittimazione nell’assetto narcisistico ed edonistico della società attuale.
Quello materno è declinato in termini di “cura” in linea con i valori del “matriarcato”.
Nel nostro agire clinico ci ispiriamo viceversa a “… un’etica della cura, femminile e maschile, che stabilisca limiti e confini dell’agire materno e paterno per il benessere dei figli e delle famiglie in generale”.

FAMILIARE

Le difficoltà nei rapporti tra i partner o tra genitori e figli possono compromettere l’equilibrio complessivo della famiglia, fino a minacciarne la sopravvivenza.
La stabilità della famiglia del resto in molti casi è messa a rischio da tutte le condizioni sfavorevoli che configurano la famiglia “multiproblematica”: povertà, difficoltà abitative, presenza nel nucleo di patologie fisiche o mentali, promiscuità, abusi.
La precarietà delle costruzioni familiari e delle reti sociali di supporto richiedono la più precoce individuazione dei segnali di disagio per poter realizzare interventi tempestivi ed evitare che le situazioni degradino ulteriormente o, almeno, per limitare al massimo il danno, soprattutto nell’interesse dei figli minori.
In ciò è importante il ruolo degli insegnanti che dal loro punto di vista privilegiato possono intuire il disagio dei loro allievi.
E’ fondamentale un bilancio delle risorse di cui complessivamente la famiglia può disporre per superare le sue difficoltà.
Spesso in caso di conflitto tra i coniugi avviene, viceversa, che i rispettivi clan familiari si compattino attorno alle ragioni dell’uno e dell’altro realizzando, all’opposto, un processo deleterio di dispersione e di “inversione di segno” delle energie disponibili.
Anche in caso di emergenza familiare i nonni possono svolgere un altro ruolo chiave nell’interesse dei nipoti minori garantendone la continuità affettiva: si tratta di un esempio tangibile di rivalutazione della Terza Età come “collante sociale”.
Problemi nuovi e complessi sono posti dalle famiglie allargate, con genitori omosessuali, monogenitoriali; dalle ragazze-madri che vivono rapporti discontinui, conflittuali e contraddittori con il padre del loro bambino e con i contesti familiari di provenienza; dai ragazzi-padri in uscita da separazioni onerose sia economicamente sia dal punto di vista affettivo-emozionale, spesso con la difficoltà a mantenere rapporti equilibrati con la prole e il rischio di subire processi di alienazione genitoriale.
In questi casi le persone sperimentano “quote multiple di disagio” derivanti oltre che dalle proprie difficoltà personali dalle “aggravanti” specifiche di ognuna di queste situazioni particolari.Le difficoltà nei rapporti tra i partner o tra genitori e figli possono compromettere l’equilibrio complessivo della famiglia, fino a minacciarne la sopravvivenza.
La stabilità della famiglia del resto in molti casi è messa a rischio da tutte le condizioni sfavorevoli che configurano la famiglia “multiproblematica”: povertà, difficoltà abitative, presenza nel nucleo di patologie fisiche o mentali, promiscuità, abusi.
La precarietà delle costruzioni familiari e delle reti sociali di supporto richiedono la più precoce individuazione dei segnali di disagio per poter realizzare interventi tempestivi ed evitare che le situazioni degradino ulteriormente o, almeno, per limitare al massimo il danno, soprattutto nell’interesse dei figli minori.
In ciò è importante il ruolo degli insegnanti che dal loro punto di vista privilegiato possono intuire il disagio dei figli.
E’ fondamentale un bilancio delle risorse di cui complessivamente la famiglia può disporre per superare le sue difficoltà.
Spesso in caso di conflitto tra i coniugi avviene viceversa che i rispettivi clan familiari si compattino attorno alle ragioni dell’uno e dell’altro realizzando, all’opposto, un processo deleterio di dispersione e di “inversione di segno” delle energie disponibili.
Anche in caso di emergenza familiare i nonni possono svolgere un altro ruolo chiave nell’interesse dei nipoti minori garantendo la continuità affettiva: si tratta di un esempio tangibile di rivalutazione della Terza Età come “collante sociale”.
Problemi nuovi e complessi sono posti dalle famiglie allargate, con genitori omosessuali, monogenitoriali; dalle ragazze-madre che vivono rapporti discontinui, conflittuali e contraddittori con il padre del loro bambino e con i contesti familiari di provenienza; dai ragazzi-padre in uscita da separazioni onerose sia economicamente sia dal punto di vista affettivo-emozionale, spesso con la difficoltà di mantenere rapporti equilibrati con la prole e il rischio di subire processi di alienazione genitoriale.
In questi casi le persone sperimentano “quote multiple di disagio” derivanti oltre che dalle proprie difficoltà personali dalle “aggravanti” specifiche di ognuna di queste situazioni particolari.

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